domenica 22 marzo 2015

Altro omaggio decisamente non riuscito

TITOLO: Bianca come il latte, rossa come il sangue
AUTORE: Alessandro D'Avenia
EDIZIONE: Mondadori
PAGINE: 254
VERSIONE LETTA: kindle 
VALUTAZIONE IN DECIMI: 3



Come vi ho preannunciato (solo sulla pagina facebook), ho deciso di sputare un po' di veleno.
Purtroppo o per fortuna, scelgo sempre molto accuratamente i libri da leggere, per cui è raro che mi capitino "inconsapevolmente" delle vere schifezze.
Se tralasciamo i libri sciocchi letti per "dovere di cronaca", mi rimangono veramente pochi libri di cui (s)parlare.

Uno di questi è proprio il libro del titolo, un libro che ha venduto un boato di copie, da cui hanno persino tratto un film alla velocità della luce e che per fortuna ho potuto leggere aggratis senza spendere un euro.

Piccola premessa doverosa: non sono affatto contraria ai libri di questo genere: ho letto e pianto abbastanza per Lovestory (praticamente la fonte da cui TUTTI gli altri sono derivati) e Gridare amore dal centro del mondo, quindi non sono quel cuore di pietra che potreste pensare.

Detto questo passiamo a 'sto libro.
A parte che ha potuto fare successo solo perché ci sono le nuove generazioni che non sanno proprio niente, anche se fanno gli intellettuali su internet (facile eh?); a parte che dopo Moccia, Tuailait e le 50 sfumature, ormai si è capito che per vendere c'è bisogno di scrivere con i piedi.
Una storia banale. Già letta, già vista, insipida.
Ma potremmo anche passarci sopra, visto che ormai molto, per non dire tutto, è stato già raccontato. Il problema, che qualcuno ancora sembra non afferrare, è il modo in cui viene raccontato. E' lì che deve esserci l'originalità, è lì che deve annidarsi un genio. Se poi si riesce a creare una storia che sia originale e scritta bene, allora siamo nel campo dei miracoli.
Ma comunque non è il campo di questo libro, in nessuno dei due sensi.
Dicevo, lasciando da parte la banalità della storia, è la banalità della scrittura che mi ha irritato.
Si, proprio così, mi ha irritato. Non mi piace leggere un libro brutto e un libro scritto male è anche peggio. Similitudini scontate, pensieri anacronistici, pateticità a manciate.
Introspezione dei personaggi? Zero. Eppure offre molti spunti la storia. Invece è un semplice elenco di fatti, ogni tanto intervallato da frasette ad effetto che le adolescenti possono scrivere sul diario.
Il paragone con il ben più profondo Gridare amore dal centro del mondo (precedente a questo, sia chiaro) è immediato e forse anche un po' offensivo (per il secondo, ovviamente).

Mi chiedo: ma perché dobbiamo sempre farci riconoscere? Insomma, siamo la patria di Dante, porca miseria. Di Leopardi, di Calvino!! Possiamo scrivere cose bellissime e soprattutto cose che parlano di noi, cose che non possono prendere altri scrittori e portarli nei loro Paesi, cose che abbiamo solo noi. E invece ci ostiniamo a copiare qua e là qualsiasi cosa sia di stampo americano (preferenzialmente) o giapponese (il Giappone va fortissimo, negli ultimi anni).

Dal basso della mia carriera di lettrice, vorrei tanto prendere 'sti autori e dire loro: perché non scrivete quello che sapete? King dice che uno scrittore deve scrivere solo quello che sa e dice anche, molto saggiamente, che un libro va scritto prima a "porta chiusa" (ossia buttando giù solo quello che abbiamo dentro, ma dentro sul serio) e poi a "porta aperta" (ossia lasciando che le persone che amiamo influenzino anche solo con la loro presenza quello che finora abbiamo scritto).
L'ho sempre trovato un consiglio preziosissimo, se avessi del talento in tal senso credo che farei di tutto per seguirlo.
Ecco cosa vorrei dire loro.

Un'altra cosa: è inutile copiare: vi farà vendere all'inizio, ma i lettori veri se ne accorgono prima o poi e allora sarete finiti.

Magari mi sbaglio in questo caso, non lo so...ma io, lettrice media, non ho più nessuno stimolo a comprare un suo libro, dopo questa delusione.

Detto questo, mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensa invece chi questo libro l'ha letto e l'ha apprezzato.
Magari riesce a farmelo vedere da un lato migliore.

Fino ad allora, permettetemi di dubitarne.

Anarchic Rain

6 commenti:

  1. Come ben sai, a me non è piaciuto neanche "Gridare amore dal centro del mondo", per cui posso immaginare l'effetto che mi farebbe D'Avenia ;)

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    1. diciamo che, conoscendoti, penso non arriveresti manco a metà :P e in questo caso avresti pienamente ragione!! ;)

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  2. M'intrufolo!
    Solo per dire che... non è assolutamente uno dei miei libri preferiti, ma ho apprezzato alcune scelte. La trama l'ho (infatti!) trovata poco originale eppure quella sorta di stupore che filtra dalle pagine mi ha commosso; ha qualcosa di goffo, in un certo senso. E credo che questo esprima bene l'affanno di un ragazzino che trova il primo amore in un modo... così.
    Su alcuni aspetti concordo, comunque. Solo che "qualcosa c'è", secondo me.

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    1. forse, come dici, qualcosa c'è, ma viene espressa male, secondo me non per goffaggine ma per una sorta di "desiderio affannoso" di commuovere (per questo ho parlato di pateticità) che non è assolutamente degno della fama che ha il libro. Mi è sembrato un atteggiamento alla "vediamo chi ci casca" da parte dell'autore!
      Grazie di aver commentato!! Finalmente qualcuno che non fa il timido!! ;)

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  3. Sì, sì, (credo) di aver capito che intendi!
    Se mi capita, lo rileggo e torno a dire la mia. L'ho letto qualche tempo fa, quindi ho "solo" la sensazione rievocata.
    (Comunque con me ci pigliano alla grande, perché... ci casco sempre! Senza vergogna, proprio.)

    Ma figurati: grazie a te :)
    Alla prossima!

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  4. ok, allora ci farai sapere! Ma come dico sempre, i gusti son gusti, quindi quello che io critico (ed i motivi per cui lo critico) magari sono solo miei e per altri non è così! In fondo, leggere deve essere un piacere e quindi leggiamo solo (o perlopiù) quello che ci piace ;)

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