sabato 30 gennaio 2016

Il Signore degli Anelli di Tolkien

Ebbene sì, alla veneranda (ma no...) età di trentatré anni (ho detto trentatré?? Naaaaa...), ho letto il romanzo fantasy per eccellenza, quello da cui tutti i romanzi successivi hanno attinto, volenti o nolenti. D'altra parte questo libro è talmente vasto, pieno zeppo di personaggi, luoghi e immaginario, che per forza di cose ci si riferisce prima o poi.

Ho sempre detto (e continuo a sostenerlo) che a me il fantasy non ha mai attirato molto. Ammetto che ci sono libri del genere scritti molto bene, anche piacevoli da leggere (la saga di Harry Potter, per fare un esempio, l'ho letta in un mese o giù di lì ed è stata una lettura divertente), ma non è quello che cerco di solito in un libro.

Come già successo per la Torre Nera di King, devo ricredermi anche su questo imponente tomo (anche questo lo considero un libro unico, come era nelle intenzioni di Tolkien quando lo scrisse).

Se mi chiedessero di descriverlo con un unico aggettivo (seppure un po' riduttivo) non avrei dubbi: poetico.




Il trucco più sconcertante, proprio perché invisibile, è il cambiamento di registro quando si passa da un popolo all'altro, da un'ambientazione all'altra, da un personaggio all'altro.
Hobbit, elfi, nani, uomini, orchi, maghi. Ognuno con le sue tradizioni, i suoi modi di dire, la sua lingua, i suoi scherzi. E tutti sono ben caratterizzati, sembra quasi che stiano per bussare alla tua porta. Escono letteralmente dalla pagina. All'inizio (e alla fine) ti sembra di star lì, a passeggio nella Contea, e di incontrare tutti i suoi abitanti, di bere birra con loro, di divertirti con loro per le piccole cose. Magnifiche sono le descrizioni di Gran Burrone e degli Elfi in generale, dei boschi di Lothlorien e di Dama Galadriel. I racconti di Gimli su Moria, l'incontro degli hobbit con Tom Bombadil, un personaggio un po' fumoso, ma interessantissimo (che ritroviamo anche alla fine, nominato da Gandalf). E che dire degli Ent, i custodi degli alberi, che non parlano mai se una cosa non è degna di un lungo e complesso discorso.
Anche i personaggi negativi sono trattati piuttosto a fondo: Orchi, Troll, Uomini diventati ormai schiavi di Sauron. E le stupende descrizioni della terra di Mordor, spaventose ma necessarie. Sembra davvero di essere lì e di respirare l'aria corrotta di Minas Morgul, di bere l'acqua contaminata che sgorga dentro Mordor, di sentire il freddo vento mefitico sul viso. E' un'immersione a tutto tondo, che coinvolge tutti e cinque i sensi.
Ma le descrizioni (davvero numerose) non sono mai noiose, il tutto è bilanciato direi alla perfezione, per non permettere al lettore non solo di non perdere la concentrazione, ma anche di non staccare un momento gli occhi dalla pagina. E' un continuo voler andare avanti, seguendo ora Frodo e Sam (quest'ultimo uno dei miei preferiti) ora Aragorn (il mio preferito, scontatissimo, lo so), o Gandalf o Gimli (meraviglioso personaggio, lo preferisco di gran lunga a Legolas).

Il Signore degli Anelli è una bellezza continua, una scoperta inesauribile, una miniera di sottostorie.

Se non vi piacciono i libri molto dettagliati, lasciate perdere, vi infilereste in un pantano atroce.
Tentate, magari, può anche darsi che vi catturi vostro malgrado.
Se invece amate essere trascinati nella storia, completamente, se quando leggete cercate anche il dettaglio più insignificante, allora lasciatevi trascinare da questa marea. E' un'esperienza totalizzante.

Postilla per quanto riguarda i film: a me non sono piaciuti molto. Comprendo l'immane lavoro che doveva per forza esser fatto, i tagli (ovviamente) e anche molte esigenze di produzione, ma non ne condivido nemmeno la metà. Gli attori mi sono piaciuti a tratti, non sempre la scelta è stata felice, ma per alcuni direi che invece è stata geniale: Merry e Pipino per esempio, perfetti entrambi. Così anche Gimli, Aragorn, Gandalf e Sam. Galadriel e Arwen ni. Legolas proprio no e nemmeno Frodo mi ha soddisfatto troppo. Comunque rimangono (tutti e tre) un grande esempio di cinema per tutto il resto: scenografie, costumi, fotografia e molto altro che magari nemmeno capisco in pieno.
Ma il libro andrebbe letto. E' troppo bello per lasciarlo da parte (come ho fatto anch'io per anni).

Anarchic Rain

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